L’appuntamento è fissato per le cinque e mezzo del mattino. “Ci alleniamo di buon’ora, per evitare il caldo e non dare troppo nell’occhio”, dice la capitana Sabrina Nawrozi. “E poi perché”, aggiunge con tono rassegnato, “le altre ore sono riservate ai maschi”.
L’indomani alle prime luci dell’alba ritrovo Sabrina e le sue compagne puntuali allo stadio comunale di Herat: scarpe da ginnastica, capelli avvolti nell’hijab, magliette lunghe e calze a coprire le ginocchia. Sono una ventina, tra i sedici e i ventidue anni. Tutte studenti, si riuniscono prima dei corsi in questo grande stadio deserto due o tre volte alla settimana, per allenarsi e praticare lo sport che amano più di qualsiasi altra cosa: il calcio.
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