Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

sabato 22 ottobre 2016

Donne dilettanti per legge: la parità impossibile nello sport italiano

L'inchiesta di Repubblica. Una sola ct, nessuna presidente federale, una situazione ampiamente discriminatoria per un movimento che dà tanto al paese. E dalle prossime elezioni non verrà la svolta
Le donne non salgono a bordo. Maschilismo, pregiudizi, regole del gioco anzi leggi discriminatorie. Fanno sport e vincono, ma la pensione per non dire il comando, se lo scordano. La velista Giulia Conti, 30 anni, quattro Olimpiadi, su Repubblica ha denunciato: "Le donne, si sa, per mare portano jella e sulle barche gli uomini non ce le vogliono". Repubblica ha avviato un'inchiesta sulla condizione dello sport al femminile in Italia. Incontrando luoghi comuni, addirittura scaramanzie, e purtroppo leggi: la vecchia (1981) norma numero 91 che regola il professionismo sportivo, relega le signore a essere dilettanti a vita. Il che significa nessuna tutela (sanitaria, pensionistica, maternità), stipendi e premi in media inferiori del 30 per cento ma con forbici fino al 50. La vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, firmataria del ddl per cambiare quella norma che, assegnata a luglio 2015, non è ancora stata calendarizzata per l'esame, ha scritto una lettera al giornale.
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