Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

lunedì 4 luglio 2016

Tra i pionieri del surf che inseguono un sogno difficile in Italia

Ci sono due notizie importanti dal mondo del surf, e tutte e due buone. La prima è che un ragazzo italiano, Leonardo Fioravanti, è diventato campione del mondo di surf under 18. (Lo stesso Fioravanti ha anche battuto in una heat la star planetaria del surf, l’americano Kelly Slater). La seconda è che per la prima volta un libro sul surf è diventato un bestseller negli Stati Uniti e ha perfino vinto il premio Pulitzer.
Se poi negli stessi giorni va in onda su Italia 1 il primo talent show italiano dedicato, Italian pro surfer, allora viene il sospetto che il surf sia ormai una mania collettiva anche qui da noi, dove il background e le condizioni non sono propriamente “oceaniche”. Da poco si è chiusa la quarta edizione del Recco surfestival, che a differenza di altri appuntamenti surfistici nostrani, assomiglia quasi a un evento culturale “californiano”.
Prima di tirare facili somme e affermare che “il surf è ormai esploso in Italia” o che “il surf non è più una sottocultura”, ho preferito tuttavia addentrarmi un po’ in questa nicchia espansa, per capire come e quanto la cultura del surf abbia attecchito nel paese dei pedalò e dei pattìni a remi. Visto che faccio parte di quella metà di mondo che non si è mai “alzata su una tavola”, chiedo venia a priori ai severissimi “local”, che difendono le loro fortezze inespugnabili fatte di leash e paraffina, per non aver conosciuto in prima persona questa “rara torrenziale esperienza di bellezza”.
- continua la lettura su http://www.internazionale.it/

Nessun commento: