Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

lunedì 27 ottobre 2014

Delrio vuole un Coni piu' «sociale». Pero' lo stato faccia la sua parte

(di Piccioni Valerio) Nostra libera traduzione delle frasi pronunciate ieri dal sottosegretario «vigilante» sullo sport, Graziano Delrio: Coni, non ti tagliamo il finanziamento, però pensa sempre di più a scuola, attività sociale, integrazione. E meno alle medaglie.
Un invito ampiamente condivisibile. I tempi sono cambiati: lo sport oggi è tenuta sociale, risultati in benessere collettivo che significano risparmi per il sistema sanitario nazionale. Che serve arrivare ottavi nel medagliere olimpico, quando si è ultimi fra 28 Paesi Ocse nella classifica della pratica sportiva giovanile? L'abbiamo scritto anche a proposito del doping: se il prezzo per uno sport più pulito significa perdere qualche successo, paghiamolo. E questa filosofia imporrà prima o poi al Coni di correggere i parametri di distribuzione delle risorse fra le federazioni, dove sua maestà il risultato conta sempre molto di più di qualsiasi impegno promozionale.Il problema, però, si chiama risorse. Intanto, pensare significa investire. Pure in questo caso, un sottosegretario vigilante ha tutto il diritto di dire la sua. Purché quell'invito non significhi una fuga dello Stato dalle sue responsabilità. In un momento in cui, il Governo «crede», parole pronunciate ieri da Delrio, alla corsa olimpica di Roma 2024. Ma prendete la scuola. Parliamoci chiaro: se il primo settembre 2015 il governo Renzi porterà lo sport a regime nella scuola primaria, assumendo 5300 insegnanti di educazione fisica precari, meriterà un monumento. Nell'attesa, però, sono stati ulteriormente definanziati i campionati studenteschi e le attività sportive pomeridiane a scuola (da 60 a 15 milioni l'anno nell'ultimo triennio), e il progetto «Sport di classe», finanziato tuttora con una maggioranza di risorse Coni, si basa su un'acrobazia: riuscire a moltiplicare (addirittura per quattro o cinque) la presenza dell'educazione motoria nelle classi della scuola primaria più o meno con gli stessi soldi. Una formula che ha fatto infuriare diverse associazioni di insegnanti, che contestano la figura del tutor che «forma» maestre e maestri. Un altro esempio. Nella Legge di stabilità c'è una riduzione dei coordinatori provinciali di educazione fisica. Figure chiave in questi anni per la sopravvivenza dello sport scolastico. I Coni point, il modo con cui Malagò ha riesumato, modernizzandoli, i comitati provinciali messi in pensione da Petrucci e Pagnozzi, possono essere protagonisti preziosi a scuola, ma non rimpiazzare professionalità indispensabili.Dunque, l'«invito» di Delrio, è condivisibile. Sacrosanto. Va bene pure il «Coni, pensiamoci insieme». Il «Coni, pensaci tu e basta», peraltro a costo zero, sarebbe invece soltanto una soluzione ipocrita e perdente.
(La Gazzetta dello Sport)

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