Gli azzurri sono campioni d’Europa grazie agli immigrati. Un libro racconta il boom dello sport dell’Impero britannico nel nostro Paese.
Ma che gioco è il cricket? È vero che una partita può durare anche cinque giorni? «Continuate pure a seguire il calcio, tanto non siete più di qualche centinaia di milioni – osserva il giovane Nehru mentre serve ai tavoli del ristorante indiano dove lavora –. Noi preferiamo il cricket, e nel mondo siamo più o meno tre miliardi».
Ambulanti bengalesi, panettieri pachistani, badanti srilankesi, ristoratori indiani: ognuno di loro porta nel nostro Paese il suo sogno di riscatto, la sua manodopera, la sua famiglia. Ma dismessi i panni dell’immigrato è pronto a indossare la maglietta di una squadra, una qualsiasi, purché sia cricket. Racconta la storia di molti di loro, il libro «Italian Cricket Club» di Giacomo Fasola, Ilario Lombardo e Francesco Moscatelli (Add), un viaggio nell’Italia dell’immigrazione che resiste alle discriminazioni e che rimodella la propria identità grazie alla forza del gioco.
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