Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

giovedì 16 aprile 2009

Roma, le piscine vuote dei mondiali di nuoto

Milioni di euro buttati, impianti che rischiano di non essere terminati. Da Tor Vergata all'Appia Antica viaggio tra ritardi, cemento e zone vincolate che saranno deturpate.
"Qui sorgerà la città dello sport", annuncia il cartello all'ingresso del cantiere di Tor Vergata. Invece: qui riposerà in pace, amen. Vasche vuote, scheletri di tribune, lo stendardo sbrindellato dei Mondiali di nuoto, Roma 2009. Dovevano aprirsi qui, nell'avveniristico guscio immaginato da Santiago Calatrava, dando al campus universitario e alla capitale quattro spettacolari piscine. Un tuffo nel vuoto. Le gru sono ferme. Ma lavorano altrove. Roma non avrà la grande struttura che doveva essere il simbolo dell'evento, in compenso stanno sorgendo 63 nuovi impianti, 84 vasche. Molti con foresterie, decine di stanze che dovrebbero ospitare atleti a luglio, e poi? Molti in zone vincolate, dal paesaggio, dall'urbanistica e dal buon senso. Molti hanno trascinato con sé ampliamenti di circoli, sale fitness, box auto.
Un diluvio di iniziative private con agevolazioni pubbliche. Un piastrellamento azzurro sul pavimento di una città che già ora, vista dall'alto, quasi fa concorrenza a Los Angeles. I Mondiali sono un alibi, troppe opere non saranno finite in tempo. Ma resteranno dopo, per soddisfare una domanda a cui già rispondono duecento piscine. Come è stato possibile?
Per capirlo abbiamo fatto un viaggio, come quello del "Nuotatore" del racconto di John Cheever portato sullo schermo da Burt Lancaster. Quell'uomo decideva in "una di quelle domeniche di mezz'estate in cui tutti se ne stanno seduti e continuano a ripetere: ho bevuto troppo ieri sera" di tornare a casa a nuoto, attraversando la contea da una piscina all'altra. Noi abbiamo percorso la città in un giorno di festa, da un cantiere all'altro (Tor Vergata a parte, tutti all'opera, solo lavoratori extracomunitari, nessuno con l'elmetto protettivo). Curiosamente, la destinazione finale del viaggio ci ha riservato uno scenario simile a quello trovato dal personaggio letterario. Il resto del percorso, tutta un'altra storia.
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