Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

venerdì 3 ottobre 2008

Roma, ragazzi Down giocano a rugby

Aipd e Unione capitolina scendono in campo con ''Una meta per crescere'', progetto di socializzazione e integrazione, partito nel 2006, che oggi coinvolge 8 bambini tra i 6 e 12 anni. Su YouTube un video.
“Una meta per crescere”: è questa la scommessa che unisce, da un paio d’anni, l’Unione Rugby Capitolina e l’Associazione italiana persone Down (Aipd). Un campo, una palla e una squadra possono servire per aiutare i bambini con sindrome di Down a scoprire le proprie potenzialità e la propria capacità di raggiungere un obiettivo. E’ su questo presupposto che si basa il progetto, avviato nel 2006 e oggi raccontato anche dalle immagini di un video realizzato da Roberto Angelelli e disponibile su YouTube. Un progetto che mira all’inserimento di ragazzi con sindrome di Down all’interno della squadra di minirugby della società sportiva romana. Inserimento che viene accompagnato dagli educatori dell’Aipd, in costante collaborazione con gli allenatori sportivi.
Il progetto, partito nel 2006 con l’inserimento di 3 bambini, quest’anno ne coinvolgerà 8, di età compresa tra i 6 e i 12 anni. Da settembre di quest’anno è iniziato anche l’inserimento, una volta a settimana, di due bambini autistici. “Il rugby è uno sport a misura di bambino – spiega Simone Consegnati, coordinatore degli educatori dell’Aipd – Con questo progetto non puntiamo alla guarigione, che non esiste visto che la sindrome di Down non è una malattia: puntiamo invece all’inserimento vero, basato sul piano della realtà e che porti frutti. Ne è un esempio Federico, che oggi si cambia da solo, si veste da solo, si fa la doccia da solo, in campo collabora con tutti e ha decisamente migliorato le sue capacità di comunicazione e socializzazione”.
Un altro esempio è quello di Guglielmo, che ha iniziato a giocare nella società 11 anni fa. “Faceva parte di una delle squadre che hanno fatto la storia della Capitolina – racconta Francesca Rebecchini, responsabile del progetto per l’Unione capitolina – Col tempo, il suo ritardo mentale gli ha fatto interrompere l’attività agonistica, ma è ancora qui, seppur sotto altre vesti: come allenatore della squadra under 11”. A raccontarci gli aspetti tecnici dell’inserimento dei ragazzi nella squadra è Dina Stancati, psicologa dell’Aipd: “Dopo un’attenta valutazione iniziale, che comprende anche il peso e l'altezza, viene compilata una scheda di osservazione ed elaborato un piano individualizzato per ciascun bambino. Solitamente, per i nuovi inserimenti si sceglie una categoria immediatamente inferiore di 1 anno all'età cronologica: per esempio, un bambino di 10 anni viene inserito nell'under 9. L'inserimento del bambino, l'integrazione e la socializzazione vengono continuamente monitorizzati attraverso riunioni di staff fra gli educatori e gli allenatori”.
Ora l’Aipd e l’Unione capitolina guardano al futuro: “Stiamo lavorando ad un progetto di integrazione nelle squadre di bambini con disagio socio-economico residenti nelle case famiglia dei municipi di zona – riferisce ancora la Stancati - Progetto per il quale chiederemo la sinergia del Comune di Roma. L'idea è anche quella di sviluppare un progetto di 'integrazione’ tra più sport, come in una polisportiva”.
(fonte: RedattoreSociale.It)

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