Finalmente è finito: il Mondiale della vergogna è ormai alle nostre spalle. O forse no, perché alla fine il Qatar era purtroppo solo la punta dell’iceberg. La conclusione dell’evento sportivo più discusso dell’ultimo periodo - circondato da accuse di corruzione e di ripetute violazioni dei diritti umani - non rappresenta uno scampato pericolo, anzi rischia di essere piuttosto il definitivo inizio di una nuova preoccupante epoca nei rapporti tra il calcio e diritti umani.
Non è un segreto che la candidatura più forte a ospitare i Mondiali del 2030, i prossimi da assegnare, sia quella dell’Arabia Saudita. Di nuovo una monarchia assoluta del Golfo Persico, attivamente impegnato in una sanguinosa guerra in Yemen, e il cui principe è accusato di aver autorizzato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.
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