“Una docente può insegnare statistica fornendo alcuni dati agli studenti e chiedendogli di calcolare media e deviazione standard. Oppure può spiegargli a cosa serve la statistica chiedendogli chi è il miglior giocatore dell’Nba.
Una studente potrebbe scegliere quello che ha segnato più punti della media, un suo compagno invece quello che ha dimostrato più costanza (una minore deviazione standard), perché alla fine ha sbagliato di meno”, scrive Javier Sampedro sul quotidiano spagnolo El País (https://elpais.com/opinion/2021-06-10/como-aprender-matematicas.html).
Questa proposta non è farina del suo sacco, ma viene da un documento che il Comitato spagnolo di matematica (Cemat) ha presentato al ministero dell’istruzione per il prossimo anno scolastico in Spagna (https://elpais.com/educacion/2021-06-06/mas-razonamiento-y-menos-calculo-a-mano-como-ensenar-matematicas-en-el-colegio-segun-los-matematicos.html).
L’idea centrale è che molto del tempo che gli studenti passano a risolvere algoritmi si potrebbe usare per far capire i concetti dietro quelle operazioni. Il documento s’ispira alle linee guida dell’ultimo rapporto Pisa (il Programme for international student assessment dell’Ocse, che misura le capacità degli studenti di 15 anni in scienze, comprensione alla lettura e matematica). E guarda anche all’esperienza decennale di paesi come il Canada, che ha trasformato l’insegnamento della materia legandolo di più ai problemi quotidiani.
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