Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

sabato 29 maggio 2021

Alle radici della nostra esperienza: la propriocezione e la possibilità dell’altro

Tutti siamo sufficientemente consapevoli di possedere cinque sensi, senza la necessità di venirne privati per scoprirlo: se un giorno ci svegliassimo e nonostante i ripetuti tentativi di premere l’interruttore tutto restasse comunque buio, capiremmo abbastanza in fretta di aver perso la vista. E così, se, in mezzo a una strada trafficata sentissimo un totale e placido silenzio, capiremmo immediatamente di dover andare con urgenza da un otorino.

Ma che risposta ci daremmo se un giorno ci svegliassimo senza sentire il nostro corpo? Quale senso avremmo perso? E in che modo sentivamo il nostro corpo? Ciò che è più essenziale ci sfugge, viene dato per scontato. Questa è la sorte che tocca al senso propriocettivo, base dimenticata delle nostre possibilità percettive e di relazione con il mondo. Non a caso, Oliver Sacks, per introdurre il capitolo La disincarnata del suo celebre testo L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, cita Wittgenstein:

Gli aspetti di cose per noi importantissime sono nascosti a causa della loro semplicità e familiarità. (Si è incapaci di notare qualcosa perché la si ha sempre davanti agli occhi). I veri fondamenti di un’indagine non colpiscono affatto l’uomo che la compie.

https://www.treccani.it/magazine/chiasmo/storia_e_filosofia/Interazione/interazione_iuss_propriocezione.html

Nota: il libro di Oliver Sakcs è stato per me una vera folgorazione che venivo dallo studio dell'attività motoria con le persone con disabilità. In particolare studiare la disabilità visiva mi ha costretto a riflettere, al contrario, sul concetto di "coscienza incarnata", ovvero come la materia diventa immaginazione. Una figata

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