Vorrei ricordare un concetto elementare: senza avversari non c’è gara e dunque non c’è vittoria. Non c’è merito, né credito, né gloria, né talento. Senza avversari non esistono il calcio e la pallacanestro e il tennis e la scherma, gli scacchi e la dama, la briscola e il gioco delle bocce, Risiko e Monopoli. Via le Olimpiadi, comprese quelle invernali. Via Sanremo. Via le gare di Formula 1, e qualsiasi altra competizione a cui si può pensare.
In effetti, è solo grazie all’esistenza dei tuoi avversari che puoi giocare la tua partita. E poi dai, senza il rischio di perdere non ci sarebbero neanche il piacere e l’orgoglio di vincere, no? In effetti, più il tuo avversario è grande, più importante può essere la tua vittoria.
Sembra però che la fantasia di eliminare gli avversari, e di farlo in modo definitivo, stia diventando pervasiva. Nelle tifoserie, comprese quelle dei genitori alle partite di calcetto tra ragazzini. Nella politica, ambito nel quale peraltro l’azzeramento degli avversari ha un nome inequivocabile e spaventoso: dittatura.
- continua su https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2019/04/29/caompetizione-avversari-fondamentali
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