Domenica mattina, una partita come tante sui campi del Torinese. Vibrante, accesa, mai scontata: a raccontarlo il 4-4 finale. Categoria Allievi 2000, ragazzi di sedici anni, non più bambini e giocatori già di un certo livello. Il campo è quello del Bsr Grugliasco, l’avversario il Bra. Tutto bene fino ai minuti di recupero, quando un giocatore di casa entra da dietro in maniera rude su un giallorosso.
Negli Allievi non ci sono gli assistenti dell’arbitro e a fungere da guardalinee sono i volontari delle società. Proprio a due passi dal fallo sulla linea laterale c’è Maurizio Viberti, dirigente del Bra. A cadere a terra non è solo un suo giocatore, ma suo figlio Simone. Un impeto improvviso, il desiderio di farsi giustizia da sé, tutto in un attimo: il segnalinee papà entra in campo e affronta a muso duro l’autore del fallo. Ci scappa anche un leggero calcio, secondo quanto scrive il referto arbitrale. Parapiglia d’ordinanza subito sedato, rosso per l’autore del fallo, espulsione anche per il padre dirigente. A distanza di qualche giorno, il giudice sportivo sentenzia: un mese di squalifica (fino al 2 marzo 2017) al papà impetuoso «perchè a seguito di un fallo di gioco subito da un giocatore della sua squadra, entrava in campo e colpiva con un calcio alla gamba un giocatore avversario senza provocargli dolore».
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