Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

martedì 30 agosto 2016

Le parole sono importanti. Non sono "speciale" perchè ho una disabilità!

Una persona "utilizza" una sedia a rotelle, piuttosto che essere "confinata su" o "immobilizzata su" la sedia a rotelle...
Che le parole contribuiscano a costruire la realtà e l'idea che noi abbiamo di essa, lo diciamo da sempre. Chiamare le cose col proprio nome è il primo passo per considerarle nella maniera corretta. L'anno scorso rimanemmo sbalorditi da una ricerca sull'abbondanza di termini discriminatori che viaggiano su Twitter, e chiunque di voi utilizzi i social network potrà trovarne conferma. Ma può capitare a ciascuno di noi di rivolgerci con termini anche solo poco appropriati o non corretti, rispetto alla realtà che ci circonda, contribuendo così a crearne una visione distorta.
Anche per questo motivo plaudiamo al piccolo "vademecum" che Special Olympics, organizzazione internazionale che promuove lo sport praticato da persone con disabilità intellettive, lancia a favore di un uso corretto e consapevole del linguaggio, quando ci si riferisce sia ad Atleti Special Olympics  che, genericamente, a persone con disabilità di tipo intellettivo. Si tratta di linee guida prodotte da esperti nello studio del ritardo cognitivo, da utilizzarsi quando si parla o si scrive di persone con disabilità, con lo scopo di rappresentare ogni persona con individualità e dignità quando si parla o scrive.
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