In epigrafe c'è la sentenza: «Quei Tour sento di averli vinti», disse Lance Armstrong in una lunga intervista a Dan Roan della Bbc lo scorso gennaio.
È in calce al film che “The Program”, il romanzo criminale di Stephen Frears sull'imbroglio sportivo dell'ex ciclista texano uscito lo scorso 8 ottobre nelle sale, dà spazio all'Armstrong di oggi, tre anni dopo il forzato coming out di fronte a Oprah Winfrey, quando ammise con cinque sì di avere preso sostanze proibite, che una di queste fosse l'Epo, di avere fatto uso di auto-emotrasfusioni per migliorare i propri risultati, di avere utilizzato anche testosterone, cortisone e gh e di averne fatto uso durante tutti i sette Tour vinti. La fragorosa caduta del dio della Grande Boucle, peraltro già intaccato dalle indagini dell'antidoping statunitense e confessioni postume dei compagni, l'uomo che aveva sempre negato i sospetti trincerandosi dietro all'evidenza di non essere mai stato trovato positivo ad alcun controllo.
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