Le storie di Elena Proietti e Beatrice Benvenuti, giovani direttori di gara di calcio e di rugby accomunate da episodi di violenza subìta in campo e dal desiderio di sicurezza e giustizia
Per un pallone (tondo o ovale) si può anche morire sì sa, o comunque stare molto male. Lo sanno bene Elena e Maria Beatrice, «arbitre per vocazione». Ma per un arbitro donna, il rischio violenza si alza in maniera esponenziale. La “direttrice” di gara è ancora più indifesa tra i «300 arbitri malmenati nei campionati minori» (ultimo report appena sbandierato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini) della categoria nazionale. È forse la prima vittima sacrificale del “branco” devoto al dio del pallone.
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