Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

sabato 5 novembre 2016

Leopardi e il vincitore nel pallone

Fra gli oltre diecimila spettatori che affollavano lo Sferisterio di Macerata in un giorno di autunno del 1821, c’era un uomo tutt’altro che anonimo, che tuttavia si confondeva con facilità tra le orde di tifosi accorsi dai paesi circostanti per incitare i loro campioni. Un’ordinaria partita di palla col bracciale, attività sportiva molto in voga all’epoca, stava per trasformarsi in poesia.
Il Conte Giacomo Leopardi, strappato alle sue “sudate carte”, perfettamente calato nei panni di un uomo del suo tempo, in un giorno di festa si reca ad assistere all’evento sportivo del momento. Così, in un attimo qualunque, avvenne il confronto indicibile: da una parte Giacomo Leopardi, l’uomo riflessivo, dal multiforme ingegno, con un fisico fragile che lo tradiva non appena tentava di compiere uno sforzo fuori dall’ordinario; dall’altra Carlo Didimi, il campionissimo della palla col bracciale, forte e vigoroso, scoppiante di vita e di salute.
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