Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

venerdì 18 novembre 2016

La donna islamica nello sport: protagonista di una nuova rivoluzione?

Non esiste un’interpretazione univoca del corano, ma praticare una attività agonistica è consentito perché all’interno di alcuni precetti religiosi
Il concetto di corpo femminile è entrato tra i precetti di una società sempre più allarmata dalla posizione del femminile nella nostra cultura. È usuale infatti pensare al corpo femminile come un prodotto simbolico della cultura stessa, che nel giro di molti anni è passato da corpo proibito a corpo socialmente accettato.
Dunque la donna – nella visione sportiva – assume il ruolo di un soggetto che compie l’azione di rendersi attiva, scappando via dai timori e dalle contraddizione di una cultura sempre più maschilista, in quanto rappresenta la donna nelle sue vesti protettive e casalinghe. In tutte le culture moderne – da quelle occidentali a quelle orientali – lo sport è praticato sia da uomini che da donne, in rispetto di alcune regole morali ed etiche.
Nel caso della figura della donna sportiva nei paesi di fede musulmana, il discorso cambia in quanto non c’è una vera e propria regolamentazione religiosa, tutt’al più una serie di norme morali che variano da paese a paese – e dal loro modo di interpretare le norme stesse. Sempre più paesi islamici conservatori hanno aperto le loro frontiere allo sport agonistico, donandoci brillanti atlete che sfidano pregiudizi e stereotipi legati ad un’immagine di “sottomissione” che, nei fatti concreti, non trova riscontro, non per le dirette interessate quantomeno.
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