Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

sabato 6 agosto 2016

Da Berlino 1936 ad Atene 2004, cosa resta dopo i Giochi: i complessi olimpici dimenticati

Devastati dalla guerra, abbandonati all'incuria, lentamente dimenticati tra ruggine e polvere. Gli impianti olimpici sono diversi tra loro, per dimensioni, costi, caratteristiche estetiche e storiche. Eppure, alcuni di loro condividono lo stesso destino: una simile morte.
Edifici, piste, piscine, stadi costruiti per ospitare grandi eventi internazionali divengono lo spettro di se stessi, appena i Giochi sono finiti. Cimiteri, per cause diverse. Il villaggio olimpico di Elstal, vicino a Berlino, dopo le Olimpiadi del 1936 fu usato come caserma: dalle truppe naziste prima, e da quelle sovietiche poi. Quando i russi si ritirarono nel 1992, il complesso fu abbandonato. A Sarajevo, invece, furono le bombe della guerra in Bosnia (1992-1995) a distruggere le infrastrutture realizzate in occasione dei Giochi invernali del 1984. Le piante hanno preso il sopravvento nel campo di beachvolley di Faliro e in quello di softball di Helliniko, due delle sedi delle Olimpiadi di Atene nel 2004: troppo alti i costi di restaurazione. E mentre ad Atlanta, il vecchio stadio olimpico del 1996 è stato sostituito da un parcheggio, rimane in cattive condizioni il Linnahall a Tallinn, in Estonia, che ha ospitato le regate durante le Olimpiadi di Mosca nel 1980. Per tutti gli impianti, una triste trasformazione: da luogo che ha reso gli atleti delle glorie, a grigia memoria di un passato glorioso
(a cura di MARCO CIMMINELLA)
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