Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

giovedì 28 luglio 2016

I favelados di Rio: le Olimpiadi ve le raccontiamo noi

Negli slum della megalopoli che si appresta ad ospitare i Giochi è scoppiato il boom del giornalismo partecipativo: «Non fidatevi dei grandi media»
Pochi dubbi che il brand più conosciuto del Brasile siano le favelas. A Rio de Janeiro ce ne sono oltre 700: dal Complexo da Maré alla gigantesca Rocinha passando dalla Cidade De Deus, i loro nomi sono quasi più noti di quelli degli dei del calcio verdeoro.
Ma sono anche e soprattutto nomi che fanno da cassa di risonanza al solito ritornello che alla vigilia delle Olimpiadi è andato in onda sui media mainstreaming locali e internazionali: allarme violenza e boom criminalità. Eppure proprio Rio oltre a essere la capitale a cinque cerchi 2016, sta diventando un caso scuola di un nuovo modo di raccontare: quello del giornalismo partecipativo che ormai ha conquistato praticamente tutte le favelas della “città meravigliosa” così amata e cantata da Tom Jobim. Cambiando il punto di vista del racconto, cambia l’informazione stessa.
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