Promotore dell'iniziativa il neuropsichiatra infantile e “mental coach” della nazionale di scherma Luigi Mazzone: “Sono convinto che comunque i ragazzi debbano essere impegnati in attività sociali che a loro piacciano. Padri e madri smettano di cercare le cause dell'autismo e trovino luoghi di socialità”
L'inclusione non ha limiti né barriere e lo sport davvero non ha confini: solo a partire da questa convinzione si può immaginare che dei ragazzi con autismo si cimentino addirittura con il fioretto, impugnandolo e dimenandolo, apprendendo l'arte della scherma. Naturalmente, senza correre alcun rischio. A voler offrire ai ragazzi con autismo la possibilità di cimentarsi in questa disciplina sportiva è Luigi Mazzone, neuropsichiatra all'ospedale pediatrico Bambino Gesù e autore, recentemente, del libro “Un autistico in famiglia”. Ma anche grande sportivo e convinto sostenitore di quanto l'inclusione e la socializzazione possano e debbano passare proprio per l'attività sportiva: senza limiti e senza barriere. Lo sostiene da medico, ma anche da atleta e, in particolare, da ex fiorettista azzurro.
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