Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

sabato 22 marzo 2014

Verona. Alberto, istruttore di nuoto nonostante la sedia a rotelle

 Arriva a bordo vasca circondato da un nugolo di ragazzini. Deciso e diretto, non fatica a farsi obbedire e in pochi secondi tutti si tuffano, seguendo poi le sue indicazioni. Lui li osserva e corregge i loro movimenti, facendo scorrere velocemente le mani sulle ruote della sedia a rotelle per seguirli lungo la corsia.
 Alberto Pedone, 47 anni, nato a Brescia, ma residente a Raldon dal 2008, fa l'istruttore di nuoto in due piscine veronesi. I suoi allievi hanno dai 4 ai 70 anni e la sedia a rotelle non è mai stata un problema.
«Prima che le persone si iscrivano o iscrivano i loro figli ai corsi», racconta, «io dico sempre “Guardate che sono in carrozzina”». «Ma finora nessuno si è mai tirato indietro. La risposta è sempre stata: “Meglio, così mio figlio si sensibilizza”». Pedone ama il suo lavoro. Ha fatto la prima gara di nuoto a 4 anni e la prima partita di pallanuoto a 7. «È una passione che mi ha trasmesso mio padre Antonio che nel 1967 ha fondato la società Sport Club Brescia», racconta. «Quando mi hanno detto che non avrei più potuto camminare avevo un solo pensiero: come tornare a fare il mio lavoro. Non ho mai pensato di smettere. Pochi giorni dopo essere stato dimesso dall'ospedale mi sono rituffato in piscina cercando di adattandomi alla nuova condizione». E riuscendoci. «In acqua riesco di nuovo a sentirmi libero, è vero, si nuota più lentamente perché le gambe non fanno da propulsore, ma le vasche si fanno comunque».
La sua vita è cambiata il 18 novembre 2010: Pedone ha avuto un incidente stradale mentre stava raggiungendo una piscina dove faceva l'istruttore. Aveva 44 anni. «Sono stato ricoverato per sette mesi, ho subito diverse operazioni per stabilizzare la colonna vertebrale e poi ho fatto vari “tagliandi” in ospedale. Ho perso la sensibilità dallo sterno in giù», spiega. Un colpo durissimo, a maggior ragione per uno sportivo come lui, agonista di pallanuoto fino a 38 anni, e da sempre insegnante di nuoto, idrobike e acquagym. «Nell'acqua mi sento bene, è il mio habitat ed è per questo che ho anche ideato un progetto per i disabili».
Si chiama «Diversamente nuoto» ed è un programma di nuoto per diversamente abili che sarà attivato a breve. «L'acqua è un elemento fondamentale per il benessere psicofisico dell'uomo e ancor più per chi è disabile, visto che l'unico momento in cui non abbiamo bisogno di un ausilio per muoverci è quando siamo in acqua. Il progetto non sarà il classico corso di nuoto o di riabilitazione per persone con disabilità», precisa. «La differenza la farà l'insegnante, disabile come gli allievi. È il punto di forza del programma: gli allievi potranno eliminare barriere psicologiche, paure e imbarazzo perché avranno di fronte una persona nelle loro condizioni che mostrerà anche fisicamente come superare le dificoltà, scendendo in acqua con loro».
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