Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

martedì 19 marzo 2013

Ecco come il cervello riconosce la sedia a rotelle come parte del proprio corpo

Le persone che usano una sedia a rotelle per muoversi mostrano una forte associazione tra essa e il proprio corpo. Ma più le attività funzionali sono compromesse, più lo strumento viene sentito estraneo. Ne parla uno studio su PLoS One, che apre possibili applicazioni nel campo della riabilitazione.
Provate a parcheggiare una macchina che non è la vostra, e vi renderete conto di quanto la percezione che abbiamo del nostro corpo e di quello che gli è intorno è altamente modificabile. Per lo stesso motivo, le persone con deficit motori conseguenti a una lesione spinale, che usano una sedia a rotelle per muoversi, mostrano una forte associazione tra essa e il proprio corpo. Ma come fa il cervello a incorporare i riferimenti spaziali della nostra auto, quali sono i meccanismi cerebrali che sottendono a questo fenomeno e soprattutto cosa avviene quando si utilizzano protesi o ausili per favorire il recupero funzionale dopo lesioni del sistema nervoso centrale? La risposta giunge da un lavoro pubblicato su PLoS One, frutto della collaborazione tra l'IRCCS Fondazione Santa Lucia e il Dipartimento di Psicologia di Sapienza Università di Roma.
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