Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

venerdì 6 luglio 2012

Letture. Sport barbaro. Critica di un flagello mondiale

Come un rullo compressore, lo sport-spettacolo spiana la strada a un progetto di società senza progetto, cioè senza ideali profondi. L'autore, architetto e studioso dell'estetica contemporanea, mostra le derive totalitarie e disumanizzanti dello sport.
Ma questo saggio non è solo un tentativo di demistificare la "religione del XXI secolo" o la "decadenza della modernità", è anzitutto una ricerca sulle ragioni pulsionali di questa spettacolarità malata che ha luogo nello sport. Un fenomeno che tradisce gli ideali di lealtà e di competizione tra atleti, dove il doping mette a repentaglio la salute fisica degli atleti spingendoli a realizzare sempre nuovi record; dove le speculazioni economiche camminano a fianco di interessi nazionali e internazionali dietro i quali si cela anche la propaganda politica (come già nelle Olimpiadi a Berlino del 1936, che il nazismo interpretò come la prova generale della superiorità tedesca sullo scenario internazionale; o come quelle di Pechino del 2008, la cui cornice scenografica celava le grandi questioni politiche irrisolte della società cinese); dove, infine, lo stadio, grazie ai mezzi elettronici e alla televisione, diventa un gigantesco schermo sul quale passa una nuova realtà, parallela a quella di tutti i giorni, ma dominata da istinti di aggressività, xenofobie e ogni forma di violenza generate dalla società dei consumi nell'epoca della globalizzazione.
Sport barbaro. Critica di un flagello mondiale
Perelman Marc
Medusa Edizioni (collana La zona rossa), 2012

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