Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

domenica 9 ottobre 2011

La sfida delle persone Down: «Integrarsi è uno sport»

Sport come strumento di sviluppo fisico, ma anche occasione di integrazione sociale. Lo sanno bene le famiglie dei ragazzi con sindrome di Down (SD), lo sanno le associazioni che le sostengono e le accompagnano nel percorso della crescita dei loro figli.
Alla pratica sportiva è dedicata quest’anno la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, promossa dal Coordown (coordinamento di 75 associazioni sparse su tutto il territorio nazionale), con lo slogan «Essere differenti è normale, anche nello sport», auspicando che siano sempre più numerose le società sportive in grado di integrare, sia in discipline individuali che di squadra, atleti con sindrome di Down. Ieri e oggi in oltre 200 punti – piazza, presso le chiese o nei centri commerciali (l’elenco è reperibile sul sito www.coordown.it) – centinaia di volontari offrono (dietro un contributo minimo di 5 euro) una tavoletta di cioccolato del commercio equo e solidale per sostenere i progetti di integrazione e supporto alle persone con sindrome di Down e distribuiscono materiale informativo sulla sindrome.
L’informazione è infatti la condizione preliminare a una comprensione e integrazione delle persone con SD, le cui difficoltà sono spesso credute come insormontabili. Al punto che, se individuati durante la gestazione, il 90% dei feti con SD viene eliminato con l’aborto, come indicano le statistiche. L’indagine più recente in questo ambito è quella condotta da Joan Morris ed Eva Alberman sui nati con SD in Inghilterra e Galles tra il 1989 e il 2008: le diagnosi prenatali erano cresciute del 71 per cento, ma i nati vivi erano calati dell’1 per cento nello stesso periodo. Mentre era atteso un aumento del 48 per cento, visto che l’età materna più avanzata – condizione sempre più diffusa nella società – è un fattore di rischio riconosciuto alla nascita di bambini con SD.
«Lo sport, promozionale o agonistico – sottolinea il Coordown – è una grande opportunità di integrazione per superare pregiudizi, barriere e per il raggiungimento di una vera autonomia personale e sociale». Infatti la persona con SD, condizione genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule (46 anziché 47, con un triplice cromosoma 21, da cui il termine di trisomia 21), presenta variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio. Ritardi in parte recuperabili con un intervento riabilitativo precoce, accompagnato da una indispensabile azione di socializzazione. «Le potenzialità degli atleti con sindrome di Down sono molte. Mettiamoli alla prova» aggiunge Javier Zanetti, capitano dell’Inter e testimonial di quest’anno: «Sono molto felice e onorato di aver prestato la mia immagine per la campagna della Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down – aggiunge il calciatore nerazzurro –. Avevo già fatto tante cose con questi ragazzi, sono iniziative che bisogna “sentire” sinceramente e quando me l’hanno proposto ho detto subito di sì». A supportare la Giornata nazionale sono sia la catena di negozi di calzature Deichmann, sia i supermercati Esselunga, nonché il Comitato italiano paralimpico (Cip) e la Fisdir (Federazione italiana sport disabilità intellettiva e relaziona-- le), che ha recentemente realizzato – in collaborazione con il Coordown – un Vademecum per lo sport, dedicato proprio ai benefici e alle modalità di avviamento allo sport dei ragazzi con sindrome di Down (e scaricabile dal sito del Coordown). Altra collaborazione con il Coordown viene da Tv2000, che si è impegnata a dare copertura televisiva agli eventi: recentemente i Global games, Mondiali per atleti disabili intellettivo-relazionali, svoltisi in Liguria.
di Enrico Negrotti
(fonte: Press-In anno III / n. 2658 - Avvenire del 09-10-2011)

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