di Antonello Catacchio
«Les arbitres» di Yves Hinant, un doc su errori, insulti e famiglia.
Il titolo internazionale non lascia dubbi: Kill the Referee, uccidi l'arbitro. Il titolo originale francese (la produzione è belga) è più anonimo Les Arbitres. L'idea è venuta a Yves Hinant, tanto semplice quanto efficace: puntare l'obiettivo sugli arbitri di calcio anziché sulle partite in generale o su qualche calciatore. Così, d'accordo con l'Uefa di Michel Platini, durante i campionati europei dello scorso anno in Svizzera e Austria, sono scese in campo anche le troupe per raccontare gli arbitri. Nel mirino lo svizzero Massimo Busacca, l'inglese Howard Webb. lo svedese Peter Frojdfeldt, l'italiano Roberto Rosetti e lo spagnolo Manuel Enrique Mejuto Gonzalez. Il microfono è aperto, si parla molto, «molto più di quel che avviene in realtà - specifica Luigi Collina intervenuto a Locarno - evidentemente è stata una scelta quella di privilegiare momenti con molto dialogo».
Scambi di informazioni con i guardalinee, con il quarto uomo, mandato anche a farsi benedire da Busacca che cristona spesso e non gli sembra rilevante l'informazione che di lì a poco potrebbe piovere. Già perché gli arbitri si «allenano» come gli atleti e come loro devono prepararsi anche psicologicamente al match che devono dirigere e quel temporale rischia solo di distrarre.
(...)
Il senso dell'operazione alla fine è proprio questa: cambiare prospettiva, mostrare l'arbitro per quel che è, una persona con babbo, mamma, moglie, figli, parenti, amici, uno che può anche sbagliare e dio solo sa quanto ha paura che questo avvenga. Il loro sogno è che alla fine della partita non si parli dell'arbitro perché allora vuol dire che tutto è filato liscio. Non sempre succede, ma vederli all'opera nel film aiuta a capire la loro tensione.
- continua su ilmanifesto.it >>
mercoledì 19 agosto 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento