Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

venerdì 15 maggio 2009

I disastri della scuola che promuove tutti

Se descrivessimo il sistema dell'istruzione in Italia con la terminologia della finanza, apparirebbe evidente che almeno al Sud avviene ogni anno un indiscriminato salvataggio dell'impresa-scuola, con una sopravvalutazione dell'attivo, ovvero delle competenze degli studenti diplomati. La conseguenza: una università fortemente sovradimensionata. Mentre sarebbe necessario ricominciare a investire nella scuola dell'obbligo, con risorse progettuali oltre che finanziarie.
Per esempio, si potrebbero misurare i progressi non solo per anno, ma anche per materia.
Con la crisi finanziaria, che in qualche modo ci coinvolge tutti, s'è imparato questo termine “write-down”, che vuol dire “scrivi un numero più basso”, riferito al valore contabile di un titolo sopravvalutato. S'è capito che a questo punto il write-down di cui avrebbero bisogno gli asset nell'attivo dei bilanci del settore finanziario è diventato talmente pauroso che quasi tutti concordano vada in qualche modo ammorbidito. D'altra parte, tutti concordano anche che va fatta chiarezza per riallocare le risorse facendo riemergere le attività più produttive e ridimensionando quelle meno produttive; questo è essenziale per la crescita che, come magistralmente sintetizzava Daron Acemoglu qualche settimana fa su queste colonne, è fatta di innovazione e riallocazione.
SE LA SCUOLA FOSSE UN'IMPRESA
C'è un altro write-down che stiamo evitando, quello del bilancio del settore istruzione al Sud Italia. Nel passivo di questo bilancio ci sono le partecipazioni degli azionisti, cioè i fondi versati dai contribuenti; nell'attivo c'è capitale umano. Non credo di essere il solo a sospettare che i valori dell'attivo comunicati all'azionista-contribuente siano sopravvalutati. E dunque si impone una riflessione su opportunità riallocative, come nel settore finanziario.
Lo snodo più importante, anche per le sue implicazioni sul mercato del lavoro, è quello delle competenze certificate con il diploma di maturità. Insegno Economia politica al primo anno di Economia a Palermo e il primo esercizio del compito d'esame che ho assegnato qualche giorno fa era ripreso da un testo di terza media: “In una azienda ci sono 102 dipendenti, operai e impiegati. Se si tolgono i 3/4 di impiegati e i 2/7 di operai, il numero degli operai diventa doppio di quello degli impiegati. Quanti operai ci sono nella azienda?”. (1) Dei trenta studenti presenti, che oltre a essere diplomati avevano già sostenuto l'esame di Matematica generale, due hanno risolto il problema.
(LA VOCE, 24 marzo 2009 di Salvatore Modica)
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