Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

venerdì 27 febbraio 2009

Viterbo. Giuseppe Cocucci, presidente della Prosub, insegna a ciechi, paraplegici e tetraplegici

L’acqua è l’elemento di trait d’union tra l’uomo e il divino. Attraverso di essa ci si purifica e si rinasce. Il mare con la sua forza e con i suoi abissi nascosti affascina e spaventa. In tanti hanno cercato di scoprirlo, di squarciare le sue profondità.
Tra questi vi sono i sub che sfidando la paura di ciò che non “si vede” per sentirsi parte di quel silenzio. Immersi nell’acqua tutti siamo uguali e la sensazione di sospensione è simile all’ebbrezza del volo. Per questo alcuni istruttori sub hanno deciso che questo viaggio non poteva, e soprattutto non doveva, restare un privilegio esclusivo dei cosiddetti normodotati. Così un istruttore Ara viterbese della Fipsas, per l’esattezza il presidente della Prosub Giuseppe Cocucci, ha deciso di prendere un brevetto che gli consentisse di far provare il brivido dell’immersione anche ai ragazzi diversamente abili. “Ho saputo - spiega - che ad Asti venivano organizzati dei corsi per abilitare gli istruttor i a far scendere con le bombole, persone non vedenti, paraplegiche e tetraplegiche. Così ho deciso di partecipare e ho scoperto che non siamo tanti in Italia e a Viterbo sono momentaneamente l’unico. Per questo il mio desiderio è che se ci sono delle persone ipodotate che vogliono provare l’attività subacquea, si facciano avanti, perché io ho gli strumenti per permetterglielo”. La difficoltà maggiore è quella di far scendere sott’acqua in profondità le persone colpite da tetraplegia, perché non hanno la possibilità di muovere gli arti. Ma Giuseppe Cocucci rassicura. “Naturalmente - continua - nei casi più delicati gli istruttori che scendono con l’allievo sono più di uno. Ed è sottinteso che prima del battesimo del mare, viene fatto un corso in piscina dove viene simulato il tutto. E’ molto impegnativo. Ad Asti per farci ‘immergere’ nei panni del ragazzo, durante la formazione, ci hanno legato gambe e braccia”. Nel caso di un ragazzo tetraplegico gli i struttori che prendono parte all’immersione sono tre. Uno si pone davanti al provetto sub, tiene costantemente il contatto visivo e svolge per lui alcuni esercizi standard come svuotare la maschera sott’acqua. Un altro funge da “timone” e regge la bombola da dietro e infine un terzo dà assistenza all’intero team. “Certo non è un gioco da ragazzi - puntualizza l’istruttore - ma si regalano delle emozioni indimenticabili. Insomma la fatica è completamente ripagata. E’ difficile descrivere quello che si prova sott’acqua, un senso di libertà e leggerezza, i problemi spariscono e la paura iniziale si dissolve. Scoprire il mondo sottomarino è come una ‘droga’, un’esperienza che chi fa una volta vuole ripetere. E quindi credo sia giusto estendere questa opportunità a tutti. Dentro l’acqua la percezione del nostro corpo è diversa. Più ‘naturale’. Qualunque tipo di barriera terrestre viene annullata”. Meno difficile è l’immersione per le persone para plegiche perché l’uso delle gambe è relativo, infatti grazie al gav (un giubottino che viene normalmente usato per le immersioni che si gonfia e si sgonfia per trovare l’assetto) e a un piccolo accorgimento ovvero dei guanti palmati che aumentano l’attrito (e di conseguenza la spinta) gli ostacoli si superano con facilità”. Tra i non vedenti c’è poi chi ha preso talmente gusto all’immersione da decidere di diventare istruttore. “La Fipsas - aggiunge Giuseppe Cocucci - non si limita solo a formare gli istruttori normodotati ma anche non vedenti che possono trasmettere meglio le sensazioni dando più forza agli insegnamenti. Inoltre hanno una sensibilità diversa, molti percepiscono con precisione la profondità in base esclusivamente alla pressione che sentono alle orecchie. Mi è capitato di fare un’immersione con un istruttore non vedente e mi sono reso conto come attraverso il tocco è riuscito a trasformare ciò che io vedevo in una sensazione tattile”. Così come per tutti i subacquei anche gli ipodotati accedono a dei brevetti, anche se i percorsi per raggiungerli e le profondità non sono le stesse. Questo progetto nato ad Asti è stato realizzato dopo che un subacqueo dell’associazione “Astisub” a causa di un incidente con la moto aveva perso l’uso delle gambe. Ma non si è arreso e ha voluto continuare a fare immersioni. “In acqua - precisa Giuseppe Cocucci - Andrea continua a sentirsi al cento per cento quello di prima e ha voluto estendere questa sensazione anche ad altre persone che si trovano in una analoga situazione. Inoltre una nota marca di attrezzature subacquee realizza delle mute su misura”. Ogni singolo aspirante sub viene valutato e in base alle capacità, gli istruttori decidono fin dove può spingersi. Naturalmente la sicurezza della persona è più che garantita. “Per cercare - puntualizza l’istruttore - di rassicurare gli aspiranti sub un po’ più insicuri, l’ideale è che durante i corsi siano p resenti i genitori o comunque un familiare”. Chi è pratico di immersioni sa bene che per scendere sott’acqua è necessario essere sempre in coppia e mai da soli, per questo esiste un vero e proprio linguaggio dei segni di facile comprensione. Quando poi si arriva ad avere dimestichezza c’è chi arriva anche a chiacchierare con il proprio partner. Anche gli ipovedenti o non vedenti hanno un linguaggio simile in immersione. L’unica differenza è il contatto fisico. “Vorrei sottolineare - conclude Giuseppe Cocucci - che comunque l’attività subacquea non è una palestra riabilitativa ma un’attività sportiva”. Ma c’è di più: “Quando fai parte di un gruppo sub ciò che migliora è anche il tuo rapporto con gli altri, la tua vita sociale. Sott’acqua devi avere sempre fiducia nel tuo compagno perché anche se si scende in gruppo è il partner che deve stare attento a non perderti mai di vista. Questo porta il team a creare un particolare tipo di feeling. Ci sentiam o uniti. Perché anche se non ci sono pericoli durante l’immersione senti che ti affidi ad un’altra persona e che nel contempo devi avere cura di lei. Ecco perché il rapporto tra i miei allievi non si esaurisce in piscina o al mare ma continua con cene e viaggi insieme”. Per informazioni su tutti i corsi: 333-388 55 35.
(fonte: Press-IN anno I / n. 328 - Corriere di Viterbo del 27-02-2009)
---------------------------------------------------
Press-IN è un'iniziativa del
Progetto Lettura Agevolata del Comune di Venezia.

Nessun commento: