Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna educazione fisica (Woody Allen)

domenica 12 novembre 2017

Visioni. Borg McEnroe



Ha pregi e difetti Borg McEnroe, il film di Janus Metz sulla celebre finale di Wimbledon del 1980, quando Björn Borg e John McEnroe scrissero una pagina memorabile del tennis mondiale. Per alcuni versi non ha niente di eccezionale, ma nel complesso funziona, emoziona e magari, soprattutto a beneficio di chi nel 1980 ancora non era nato, racconta una bella storia di sport con un buon grado di aderenza alla realtà. Su questo, e non solo, il film di Janus non può però competere con il documentario Hbo, McEnroe/Borg: Fire & Ice (https://www.hbo.com/documentaries.mcenroe-borg-fire-and-ice).
Rispetto al documentario della Hbo, Borg McEnroe è più centrato sul campione svedese. Una scelta che a livello drammatico paga, anche se, sempre a livello drammatico, c’è qualche scorciatoia di troppo. Molto somigliante Sverrir Gudnason nei panni di Borg, più ingrato il compito di Shia LaBeouf che deve interpretare John McEnroe e che però alla fine se la cava. Di buono c’è che non s’indugia più di tanto sulle classiche ricostruzioni anni ottanta (anche se non ci viene risparmiata una piuttosto inutile sortita di Björn allo Studio 54), ma si esce con la voglia di riprendersi quello che il film non può dare: i veri scambi sull’erba di Wimbledon in quel lontano 6 luglio del 1980. Almeno chi, come me, la visse in diretta (in diretta tv almeno) non potrà fare a meno di provare a ricordarsi dove l’ha vista, con chi, per chi tifava e lasciarsi andare un po’ alla nostalgia di quei lunghi pomeriggi riempiti faticosamente dal laconico commento di Guido Oddo. Dopo l’anteprima al festival di Roma il film uscirà nelle sale il 9 novembre.
Piero Zardo, giornalista di Internazionale
3 novembre 2017 17.55

Nessun commento: